Lasciare una traccia

Di Walter Muraro

Mentre si pedala o anche mentre si cammina, quando cioè la velocità consente di cogliere certe sfumature, certe bellezze, è sempre bello e mai banale, girarsi indietro. Il paesaggio infatti risulta sempre diverso da quello che, avanzando, si sta osservando. È proprio girandomi indietro che ho notato la “mia” traccia, quella che i miei pneumatici stavano imprimendo nella sabbia della spiaggia in cui stavo avanzando. Ho voluto scendere immediatamente dalla bici per vedere da vicino quei segni, quelle impronte. Ho voluto guardare il paesaggio, con la mia bici in mezzo, osservando la traccia da vicino, dal basso, dal livello del terreno. Stavo lasciando una traccia, la mia traccia.

Traccia è la parola che mi fa ora (s)parlare. Si dice: lasciare una traccia, infatti. Farsi riconoscere, rendersi visibili ma anche nell’ accezione di lasciare una impressione, una traccia, appunto, su qualcuno. Buona o cattiva che sia. Lasciare un segno insomma, aver qualcosa da dire. Coll’ avvento delle bici gravel e di eventi e giri organizzati attorno a questo bello e nuovo modo di pedalare, c’ è stata una considerevole diffusione dei dispositivi GPS (global positioning system) grazie ai quali registrare il proprio percorso, la traccia, e sui quali caricare altre tracce gpx.

Sono un pedalatore per lo più solitario e poco incline a muovermi in auto per spostarmi in luoghi lontani e poi pedalare e, soprattutto, non amo pedalare seguendo una traccia. Complice anche la mia inettitudine nei confronti della tecnologia, non mi piace pedalare guardando le indicazioni riportate su uno schermo di 3×4 cm. Preferisco quasi sempre pedalare seguendo la traccia che ho in testa, potendola cambiare all’ improvviso, senza problemi. Ma ovviamente, ogni tanto anche io chiedo comunque qualche traccia a degli amici.

Sempre intorno al termine traccia: come altri, mi piace ogni tanto scrivere una sorta di resoconto di pedalate che mi hanno colpito e affascinato, per un motivo o per l’ altro e non di rado qualcuno dei lettori mi chiede la traccia del percorso pedalato.

Scrivere di percorsi è anche un modo, per me, per trasmettere emozioni, raccontare qualcosa di me e/o dei luoghi, piccole storie, creare soprattutto curiosità. Bene, in una traccia altriu da seguire, difficilmente si troveranno queste cose. Si segue un percorso e fine. Una cosa che non di rado avviene in questi post, non solo nei miei, è che qualcuno appunto chieda la traccia, e questo fa piacere, vuol dire che si crea interesse. La cosa brutta è che alcuni fanno la richiesta in modo sgarbato, villano, senza tatto. Del tipo: traccia, grazie. O anche solo TRACCIA! E stupida faccina ridente a seguire…Bene, le tracce le invio regolarmente, non è un problema. Il problema è il pensiero, diffuso, che tutto sia dovuto, che tutto, visto che praticamente si è in una realtà virtuale, sia lecito, compresa l’arroganza e la maleducazione. Fate sì che il modo in cui vi ponete sia la vostra traccia. Un traccia positiva che possa farvi riconoscere ovunque, gravel compreso.

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